Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

tiscono le superfici della scrittura a seconda che inve­ stano ciò che avviene prima del sogno e ciò che avviene secondo il sogno. Lo scorrere dello scrittore verso, e attraverso, il sogno «�omanzesco, ossia assunto quale strumento della fiction, avviene come a bo:rido del Nau­ tilus: in un cilindro sigrnato ma con l'occhio-di-bue del pedscopio e dell'oblò aperto sulle ventimifa leghe. Lo scrittore non ha il gusto banale di liberarsi da tutte le s e ccature delle porte che si aprono in una sola dire­ zione e dei pe:risonaggi che dispongono di una soila testa però di «psicologie sottili»; ma neanche cede al nar­ dsismo a buon mercato di 1 riaocontarsi, come Ciang Ciu, che si sogna farfalla. Le spinte a quell'uso debbono situarsi un poco più in là. Certo c'è un desiderio deUo scrittore che comincia a raccontare un sogno. A che cosa si diT1ige questo desiderio? La nicchia e il suo godimento Il sogno del frammento «Odi, Melissa...» è1 notte dentro notte, apertum o fenditura (nello specifico: fine­ stra: «io me ne stava / alla finestra») dentro aper­ tura. Come , le feritoie di due sfere, contenute l'una nell'altra, che ruotino fino a coincidere, il «buco» dello sguardo e i,l «buco» della realtà-veglia vengono a tro­ varsi sulla stessa linea. Conviene notare che il momento dirò così ufficiale di passaggio al sogno, la sua linea d'equaitore, è significato da un dato sensibile, da una percezione dell'«animale sveglio» («in rivèder la luna»), che funziona come innesco del ,ricordo («un sogno / di questa notte, che mi torna a mente...»). La catena sem­ bra dunque distendersi così: perceptum (ila luna che splende in cielo) - ricordo - sogno - narrazione del sogno. Resta, per il momento, offuscata la parte della « volontà» che è la mascheratura del desiderio. Il tempo 7

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