Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

tegge l'oasi, il « rocher à demi européen, africain à demi » 76 , su cui si compie il destino dei due amanti, riuniti infine per l'ultima volta « au milieu de la mer sur un banc de granit » 77 • Emblematicamente, all'ele­ mento di una liquidità preziosa ed agognata, nascosta fra le sabbie, si è sostituito quello di un'arida minera­ lità, a significare la pietrificazione inespugnabile del ventre muliebre, insieme offerto e negato all'audacia dei Treize: (...) ces treize démons huma:ins arrivèrent au pied du pro­ montoire élevé d'une trentaine de toises au-dessus de la mer, bloc aussi difficile à gravi-r par les hommes qu'il peut l'etre à un souris de grimper sur les contours polis du ventre en porcelaine d'un vase uni. Cette table de granit était heureu­ sement f.endue. Sa fissure, dont les deux Ièvres avaient la roideur de la ligne droite {...) 78 • Una volta ancora, tuttavia, la struttura del ritardo, fatale prevaricazione della realtà sul desiderio, ma di fatto vera e propria nevrosi di destino, rivela la sua cogenza e la sua primordialità, non lasciando al patto vi­ rile, ennesimo avatar del « pacte arabe » 79 , che ha conso­ lazione della propria inutile maestria e i resti mortali di Antoinette de Langeais. Non diversamente da quanto accade negli altri due episodi dell'Histoire des Treize, la complicità maschile, la società segreta, si risolve in un fallimento: imma­ gine di un'onnipotenza fantasmatica essenzialmente pa­ ranoide e sistematicamente frustrata, essa riassorbe an­ che la perdita della donna, mentre il passato affettivo diviene ricordo e racconto, inabissandosi, come in mare in cadavere di soeur Thérèse, al di qua della storia, in un'infanzia remota - dell'orfano, del selvaggio, e, se è vero che all'ultima battuta del romanzo presiede il ricordo della Dilecta, di Balzac stesso che, nel marzo 1836, così scriverà a « Louise »: 58

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