Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

viene nel caso di Antoinette, nel rancore. Non stupisce quill!di che, come in altri esempi analoghi offerti dalla Comédie Humaine, il marito scompaia ben presto dalla scena instaurando una situazione di separazione di fatto in cui può iscriversi la storia personale, il destino pri­ vato della donna. Tuttavia, benché il matrimonio di Antoinette de Langeais ricalchi fedelmente questo sche­ ma settecentesco (semplice contratto stipulato fra due famiglie di antica nobiltà il cui prestigio e posizione, temporaneamente eclissati durante la Rivoluzione e l'Impero, si erano ricostituiti dopo il ritorno dei Bor­ boni), esso è condizionato dalle costrizioni etiche della corte restaurata, nonché dal generale - e vituperato - imborghesimento dei costumi. Se quindi, in un primo tempo, Antoinette de Langeais avrà buon gioco nell'eri­ gere la fedeltà matrimoniale ad ostacolo insormontabile contro le insistenz·e dell'amante, in seguito, una volta ceduto alla passione, essa si risolverà ad ascoltare - e praticare - i suggerimenti della principessa di Blau­ mont..Chauvry e del vidame de Pamiers, rappresentanti emblematici di un codice autenticamente ancien régime, tanto meno disposto a derogare alle convénances quanto più corrivo nell'assecondare il gioco clandestino della passione 19 • In realtà, ciò che si manifesta dietro i codici religioso e matrimoniale non è tanto la passiva inerenza ad un retaggio storico-sociale di cui i prota­ gonisti costituirebbero la semplice illustrazione, quanto piuttosto una certa dinamica del desiderio che, al suo livello più semplice, si struttura nell'opposizione este­ riorità/interiorità. Luogo d'incontro dei protagonisti, il salon costitui­ sce essenzialmente il regno delle apparenze, l'« univers du regard »: in esso il desiderio assume il carattere mondano della vanità e del prestigio, della rivalità e dell'amor proprio, è, cioè, deside r io di un riconosci­ mento privilegiato, ammirazione o invidia, dipendenza 35

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