Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

pio); tanto meno per portare un abbozzo di indagine ,letteraria a sboccare su un «privato» molto scadente. Semmai per la convinzione, abbastanza oscura, che que­ sto sogno faccia parte di questo testo. Lascio da parte, naturalmente, il ritornello secondo cui «in uno scritto che parla di sogni, un sogno è a casa sua». L'enun­ ciato andrebbe rovesciato: proprio la sua estraneità di fondo, di là da una congruenza esteriore, sembra pro­ vare l'appartenenza del sogno al testo: esso vi appar­ tiene in quanto fuori posto, eccedenza, ascesso. Rico­ nosco che il momento in cui il sogno si è prodotto non è indifferente e neppure il suo «tipo»; ma qui, più che una cronologia, direi che conta una topologia par­ ticolare. Installatosi nel bel mezzo del «processo di produzione» di un testo, dovrà pure adempiervi una finalità che non sia quella di fornire un trucco per con­ cludere all'autore rimasto in secca. Il legame con la scrittura, che esso esibisce, non sarà falso per il solo fatto di trovarsi iscritto così clamorosamente alla sua superficie. Si può semplicemente osservare che un testo (questa nota) e un sogno (questo sogno) si sono a un certo punto incontrati. Non occorre credere a una prov­ videnzialità del testo, a un suo sapere autonomo. L'in­ contro, per lo meno, evidenzia un nodo (gordiano? bor­ romiano?) che non taglia la sola spada della retorica. ALCETA. Giuliano Gramigna Odi, Melisso: io vo' contarti un sogno di questa notte, che mi torna a mente in riveder la luna. Io me ne stava alla finestra che risponde al prato,. guardando in alto: ed ecco all'improv- [viso 5 25

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