Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

ricorra al sogno nella sua scrittura, che era appunto la giustificazione di questa nota. Topologia Alla fine della quale non si può fare a meno di aggiun­ gere una coda che la chiama in causa direttamente, cioè in un momento della sua compilazione. Arrivata a due terzi circa, questa nota venne interrotta per ragioni indifferenti al lettore: magari per esaurimento, stanchezza, inettitudine a continuare. Rimase in stato di quiete o inesistenza, finché certi fatti esterni, pratici - ai quali non è estraneo Il piccolo Hans - suggerirono di considerarla, in linea di massima, resuscitabile. Ciò restava ancora nell'ambito del wishful thinking. A que­ sto punto sopravvenne un sogno. Ho davanti la bozza tipografica di un mio scritto da correggere. Alla fine del lavoro mi accorgo che le correzioni a margine for­ mano un tale groviglio da risultare illeggibili. Allora taglio via la parte scarabocchiata deHa bozza e incollo una lista di carta bianca su cui riportare ordinatamente le correzioni. Come colla, mi servo di un po' di purea di patate che qualcuno sta mangiando da una scodella al mio fianco. Ma la carta è troppo inumidita, ogni parola scritta sbava, le correzioni tornano a ingarbu­ gliarsi e io non riesco a finire il lavoro, per quanto mi affanni. Arriva il proto a sollecitare la consegna delle bozze: dice che è già tardi per la tipografia. E' un uomo scostante, calvo, con due ciuffi di capelli neri sulle orecchie, zoppica. Vorrei pregarlo di avere pazienza, ma mi sembra poco decoroso. Angustiato, prima che il sogno termini, penso (o dico): « Magari gli altri sono già partiti». Perché trascrivo qui questo sogno? Certo non per, suggerirne un'interpretazione superficiale fin troppo evidente (la frust�azione del « non finito», per esem- 24

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