Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

timento di quel sogno senm. sognatore che sarebbe il sogno della notte stessa. Sartre, nell'Imaginaire, fa cenno ai sogni nei quali si assiste alle avventure di un personaggio immagina­ rio, finché di colpo il dol1Illiente realizza che è lui stesso il pe11Sonaggio ,in gioco. Per effetto di tale proie­ zione, secondo Sartre, l'« !i.o» del dormiente diventa un « moi imaginaire », o meglio, come precisa, un « objet­ moi», un io-oggetto. Ora questo io-oggetto può subire delle vere e proprie divisioni, degli sdoppiamenti. Sar­ tre aita un proprio sogno, ma già ad apertura del César Birotteau di Balzac la moglie del protagonista « si vede doppia» in un sogno che la rappresenta stracciata e miserabile alla porta del proprio negozio, aLI'interno del quale sta lei stessa seduta alla cassa; sogno non certamente casuale, esornativo, se in quakhe modo prefigura il destino dii « grandezza e decadenza» di Cé­ sar Birotteau, cioè la storia stessa del romanzo. Blan­ chot dipana in un modo più sottile, dico a liveHo del rapporto sogno-scrittura, l'aporia dell'identità e del­ l'anonimità: il soggetto, come tutte le altre figure oni­ riche, assomiglia a se stesso; esso si produce in quella « région où scinti1le la pure ressemblance ». Il sogno è i1l luogo « de la s-imi1itude», un Juogo saturato di somiglianze. L'« io » del sogno sarà pertanto un « io» molto singolare, tanto poco soggetto quanto oggetto, allusione a una possibilità d'anonimato. Nel sogno, se­ condo Blanchot, « veille nne présence sans personne, la non-présence où n'iadvient jamais aucun etre et dont la formule grammaticale serait le 'Il '... ». Ritornando per un momento al kammento leopar­ diano da cui si è partiti: Alceta racconta un sogno a Melisso e, in questo sogno Alceta vive il precipitare del1a luna dal cielo. Afceta è dunque soggetto dell'enun­ ciato, sia nei ve11Si iniziali in cui inizàa a dialogare con Melisso, sia nella ripresa interrogativa (« Chi sa? » etc.), 22

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