Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

altrove, è l'estrema Vernichtùng, l'atto dell'assoluta negazione che, contro il disagio della civiltà, compie il gesto definitivo e catastrofico che inaugura una in '.! tegrità « negativa ma ancora una volta totale». Se dunque la metafisica inizia con quella coazione all'I­ dentico riassumibile nell'espressione che il Nietzsche del Crepuscolo attribuisce a Platone (« Ich, Plato, bin die Wahreit»), essa trova in Weininger la sua esatta Umdrehung, l'inversione speculare rappresentata dalla totalità che nega tutte le differenze. L'esperienza di Weininger è assolutamente sui gene­ ris nell'ambito del pensiero della Krisis. Oltre la V�r­ gii.nglichkeit di Hofmannsthal, la caducità intesa come insuperabilità del conflitto: se in Weininger non c'è possibilità di ripetizione, nel senso che la Vernichtung si pone come realizzazione, catastrofica, dell'impossi­ bile, la Torre mostra l'impossibilità di un Ordnung, anche negativo, teso a forcludere la precarietà e l'in­ quietante che ad essa èl connesso (ed è proprio Si­ gismund, la creatura, che riafferma il residuo, la diffe­ renza che nessun ordine può eliminare: « Chi abita an­ cora in me, che non conosco?»). E del resto la « solitu­ dine eroica» (l'espressione è di Cacciari) dell'indiffe­ renza weiningeriana si discosta anche da taluni con­ tenuti della poetica di Trakl, dove il coito è rappresen­ tato come steinerner Umargung, abbraccio pietrificato. Non vi è in Trakl condanna etico-ascetica del coito, ma accettazipne dello scacco implicito nell'estraneità dell'uomo e della donna (la fremde Schwester di Psalm), ambedue compresi, come bene ha rilevato Cacciari, nella sti rp e straniera (ché anzi la estraneità, la Hei­ matlosigkeit trakliana è anche la insuperabile Unheim­ lichkeit del linguaggio). E' proprio la Vernichtung, come gesto 'eroico ' di non-accettazione della 'refente du sujet ' in nome di una integrità della 'Kultur' invocata nel trionfo (so- 194

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