Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
mento, faccia emergere e porre in campo le loro qua lità attive di potenziale rivolta. Anche in questo caso la metafora è trasparente: la scimmia Epistola ha certo a che fare con il partito politico rivoluzionario; anzi - leninianamente - pro prio per questo muore («si estingue») al momento della vittoria. Il nano, l'elefante, l'oca sapiente, esseri «subalterni», infine liberi, raggiungono la loro piena eguaglianza allorché Zuppa, il nano, divide con loro il proprio umano segreto, una poesia d'amore scritta gli, long away and far ago, da «una suora di Kanton», cancellando così ogni residuo privilegio, anche se in timo e personale, e inaugurando una nuova società ove tutto sia condiviso. Il procedimento essenziale adoprato da Volponi per indicare non tanto uno stacco, quanto un punto di arrivo rispetto a una tematica che da anni persegue, è coerente con questa emergenza scoperta di una conflittualità attiva, ed è da ricercarsi, al livello della produzione del testo, nella esasperazione ed estremiz zazione dei due opposti campi semantici già compre senti - ma con assai minore concentrazione, dato l'assunto di allora - nei suoi precedenti romanzi. Nel Pianeta irritabile la ratio macchinistica estesa al sociale ha già prodotto le sue ultime conseguenze, non solo cnvorando se stessa sino alla totale autodistruzione, ma dislocandosi nel suo apparente contrario: un caos cosmico dicibile unicamente nei termini della fanta scienza. Sin dalle prime righe del testo, leggiamo «la pioggia cambia e si mette a piovere petrolio, catrame, acqua, salata, acqua mista a sabbia o a madreperla»; e più avanti, citando a caso, «Le giornate sparirono un'altra volta e lo spazio adesso veniva modificato da fasci di luce diversa che arrivavano da varie direzioni lenta- 175
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