Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

,livello di elaborazione strutturale. Vorrei aggiungere che proprio il racconto di , sequenze di sogni « senza cor­ nice» costituisce la particolarità più interessante dei tre volumi finora pubblicati da Butor (Matière de reve, Second subsol, Troisième dessous): sebbene soltanto segni minimi preliminari e per dir così esterni (nella fattispecie, l'allusione del titolo o l'avviso editoriale di quarta di copertina) ne suggeriscano la catalogazione, non c'è nessun dubbio che questi siano ,sogni alla luce della loro stessa organizzazione significante. Lo svincolo · dell'apposizione di confini canonici fra stato di veglia e stato di ,sogno - non, ovviamente, per una specie di panonirismo ma in vista del valore « letterario» di una continua oscillazione ai margini dell'autre sommeil, dell'autre scène - contagia anche le ,sequenze interne del sogno. Il reperto che evoco a questo punto è il « sogno della nonna» in Sodarne et Gomorrhe di Proust. L'inserzione del sogno avviene, non si sottolineerà abbastanza questo tratto, nella parte dedicata alle « Intermittences du coeur» cioè all'enun­ ciazione di uno dei fondamenti teoretici della Recher­ che. Il lavoro della memoria involontaria che qui vi si Hlustra, sconfina, et pour cause, nel dominio del sogno. Del momento ingannevole che marca il passaggio dalla veglia al sonno, Proust con finissima intuizione iden­ tifica il valore corporale, opposto alla volontà e alla razionalità pratiche dell'essere svegli: la profondità or­ ganica delle « viscere misteriosamente illuminate» (ma anche, secondo una implicita topologia delle immagini, « !le arterie della città ,sotterranea»). La fi gu ra della nonna, in quei « pol'tici oscuri», viene avvertita, non vista, mediante una trasformazione dirò così fisiolo­ gica {pulsionale) del , ricordo: « pure, sapevo che essa esisteva ancora, benché di una vita smorzata, pallida, com'é quella del ,ricordo...» Il narratore incontra il padre e Jo interroga con insistenza sulla nonna. « Al- 16