Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
come momento organico, né un insieme di virtualità materiali che l'azione dell'umanità dovrebbe progressi vamente realizzare. E' invece la possibilità donata: dove sostantivo e aggettivo si sostengono reciproca mente per non sbilanciarsi e cadere verso le rispettive false figure. Una possibilità sradicata dal dono diventa l'esaltazione della prassi creatrice (il fiat del consenti mento è creativo, non creatore); un dono solidificat9 in datità organica e sistematica precipita l'azione umana in riflesso meccanico di una trasparenza speculativa. Nella convergenza di dono e di possibilità l'azione umana trova il suo spazio di libertà e di realizzazione, ma sul fondamento e nella luce di un senso che le viene incontro come buono cioè come carico di obbligazione e ricco di promessa. Ma una volta fissato che l'uomo diventa creatura nella fondamentale figura della decisione e della re sponsabilità, bisogna ricuperare - è la seconda tap pa - qualcosa di quella naturalità che sembrava in condizionatamente radiata. La decisione coram Deo non è evidentemente scelta tra più possibilità ad libi tum, bensì presa di posizione tra le due possibilità ul time, che la coscienza etico-religiosa fissa nella coppia bene/male (luce/tenebre, vita/morte ecc.), riconoscendo nella possibilità donata il polo positivo. Questo signi fica anzitutto che bene e male non sono paritetici. Il bene (come possibilità) è dato in forza propria; il male (come possibilità) è l'inevitabile risultanza della presenza del bene. Questa priorità ontologica del bene sul male significa poi la sua priorità di riferimento antropologico: la situazione di decisione, di scelta fon damentale in cui il soggetto umano è costituito, non è sinonimo di indifferenza, di neutralità; l'uomo tende al bene « per natura»; è qui la sua patria ideale, la sua destinazione. L'esistenza come creazione è questo superiore statuto ontologico, dove la natura ingloba la 150
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