Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

di qualcosa); è scandire l'articolazione dei due fiat come disegno concluso dell'antropologia biblica. Se di scommessa si può parlare a riguardo della fede, oggi va cercata qui, nel paradosso di questa con­ giunzione. Non nel « falso scandalo>> dei ritardi cul­ turali del mondo cristiano, dei letteralismi acritici di letture bibliche sprovvedute (chi è senza ritardi e senza demenze scagli la prima pietra!), ma nel « vero scandalo » di una libertà di risposta e consentimento, affermata entro uno spazio culturale dove l'alternativa o Dio o l'uomo è un postulato 43 • Capire l'Immacolata vuol dire allora, per il credente, vivere di questo vero scandalo; vuol dire anche tentarne una delineazione teorica. Mi pare che questa possa avvenire in due tappe, ognuna delle quali si costituisce contro una facile ap­ parenza contraria, assumendo quindi una certa figura paradossale nei confronti dell'attesa che la prepara. Anzitutto, contro l'attesa di una natura umana po­ sta dall'atto divino creatore, viene qui affermata la creaturalità come situazione di decisione, di libertà in quanto capacità di scelta. Il che è quantomeno sin­ golare, se si pensa che proprio al progetto divino crea­ tore si ascrive la costituzione di un ordine naturale, di un regno delle essenze incarnate, mentre il costituirsi della libertà (intesa come poter-essere, come « esisten­ za») attraverso la proprie scelte viene visto come fi­ gura unicamente valida di ateismo conseguente 44 • Si tratta allora di spezzare quella falsa alternativa di un creazionismo essenzialista e di un esistenzialismo ne­ cessariamente ateo, delineando una idea di creazione come appello alla decisione, sottraendola cioè all'oriz­ zonte mentale della causalità efficiente della potenza demiurgica, e leggendola entro l'orizzonte di una rigo­ rosa « casualità interpersonale ». Creazione non è una totalità ordinata in cui l'azione umana venga a inserirsi 149

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