Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

duzione dell'immagine di Maria al piano della simbolo­ gia naturale (nel duplice senso di pre-religiosa e addi­ rittura di infraumana) sembrerebbe far cadere defini­ tivamente al di sotto di un livello minimale di utiliz­ zabilità teologica la lettura dell'Immacolata in chiave di grazia. Senonché, proprio l'innata polivalenza del sim­ bolo permette di riscattare in chiara dualità di senso quell'ambiguità che nell'amor cortese e nell'eros pla­ tonico era temibile e forse insuperabile confusione di piani e di movimenti. Insomma, dove la discontinuità è evidente (pianta-donna, natura-spirito), altrettanto evidente è la necessità del salto qualitativo, della mes­ sa in crisi del . significato letterale per accedere al signi­ ficato reale, di cui il primo è soltanto segno. Così se­ condo Kant: «L'esistenza . della bellezza è per noi un segno dell'esistenza obiettiva dell'intelligibile: per il senso del bello noi non vediamo, ma presentiamo nella realtà una finalità interiore di cui troviamo il senso soltanto nella finalità razionale nostra, nella vita mo­ rale. Nel bello lo spirito si sente come liberato dal sen­ so, si sente da una misteriosa intuizione richiamato verso una realtà affine e vicina a quell'essere libero che, come intelligibile, è il principio di tutte le nostre aspirazioni» 39 • La lettura della Immacolata Concezione secondo la grazia punta verso una verità che può essere detta soltanto entro un nuovo campo simbolico, il «nome». Con il nome intendiamo che la bellezza di Maria ap­ partiene all'ordine della libertà personale, della ina­ lienabile identità del soggetto. Anche qui troveremo un'alta tensione concettuale, ma ormai non è più la tensione di un simbolo naturale verso la liberazione del proprio più vero significato; è lo scandalo di una li­ bertà-come-risposta, che costituisce l'anima stessa del­ la fede cristiana. 147

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