Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
compiutamente presentita e premessa. In altre pa role, la simbolica della macchia ci rifà attenti alla faccia soggettiva ed esperienziale della colpa, ammo nisce sulla sua non totale traducibilità in termini di disordine oggettivo, razionalmente analizzabile e per seguibile nelle sue cause. E' questo forse l'aspetto che rende più largamente accessibile ed eloquente l'im magine dell'Immacolata. Essa risponde all'ansia di in tegrità, alla nostalgia di innocenza, al desiderio di trasparenza di chi si sente ancora perdente ma non de finitivamente sconfitto nella lotta per questi valori TI_ C'è un secondo elemento ,µi cui la macchia ci fa avvertiti: essa connota uno sguardo, un occhio giudi cante. Il mito biblico del passaggio dalla nudità in nocente alla nudità vergognosa (Gen 2-3) ha il suo stu pendo dono di significazione nella tensione tra l'infan tilità dell'immagine e la maturità del senso: quella fo glia di fico che copre i genitali è il riconoscimento (e il grottesco tentativo di ovviarvi) della impresentabilità del soggetto umano dopo la colpa. L'interiorità di que sta, il suo carattere segreto e personalissimo, non è carenza di oggettività, languore di anima bella. Prima dell'innegabile riflesso sociale e cosmico (ben presente nei capitoli della Genesi, con la rottura della solida rietà interpersonale e dell'armonia cosmica), il peccato ha una sua radicale oggettività, che è aldilà della stes sa autocoscienza del soggetto, è nella sua costituzione ontologica, nella sua dimensione noumenica. L'indici bile di questa trans-oggettività del soggetto è detto an cora una volta nel simbolo religioso: Dio è, in mille figure e variazioni, l'occhio che penetra e giudica se condo un criterio assoluto 28 • Dire che il peccato è sotto lo sguardo di Dio equivale ad affermare che esso è la negazione dell'essere del soggetto, la sua riduzione a fascio di fenomeni, la primaria divisione dell'io. A tutto questo allude la catena simbolica di macchia/vergo- 141
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