Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

di alcuni fraintendimenti di cui è spesso fatto oggetto. Esso non si riferisce al concepimento verginale di Gesù da parte di Maria, come mostrano di intendere molti (anche cattolici), né a un presunto concepimento vergi­ nale di Maria da parte di sua madre (secondo alcune tradizioni minori), ma alla condizione esistenziale di esenzione dal peccato originale, che differenzia Maria da tutti gli altri membri del genere umano. Il dogma non comporta che tale esenzione si verifichi necessaria­ mente all'istante del concepimento; afferma invece im­ plicitamente che essa riguarda l'istante dell'infusione dell'anima nel feto. Con formulazione tecnica: il privi­ legio di Maria le viene concesso «nel primo istante del suo concepimento passivo completo». «I teologi, infatti, distinguono una doppia concezione: una attiva (l'atto generativo dei parenti) ed una passiva (il termi­ ne dell'atto generativo dei parenti, ossia il feto uma­ no da essi prodotto). La concezione passiva si suole suddividere in: incominciata (prima che il feto sia in­ formato dall'anima razionale) e completa (nello stesso istante in cui il feto è informato dall'anima razionale) 2 • Il «senso pieno» del dogma dell'Immacolata è l'or­ dine di motivazioni in base a cui Dio si è determinato a realizzarla. Pur non affermando una vera necessità (che si sarebbe trovata in contraddizione con la libertà divina), tutta una linea di riflessione teologica si è compiaciuta di rivelare e dispiegare molteplici ragioni di convenienze, quasi sollecitazioni interiori che avreb­ bero spinto Dio a concedere a una - e a una sola - delle sue creature il privilegio della perfetta innocenza. Secondo una formula scultorea a lungo attribuita a Duns Scoto, e nata comunque in ambiente teologico a lui vicino, Dio « potuit, decuit, fecit». Dove l'appa­ rente discrezione del dettato (decuit!) maschera una logica che rischia di precipitare verso la necessità; basta premettere al «potuit » un «ergo», per dare al 128

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