Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
Il tridente come Lettera Mi rendo conto che a scegliere come esempio il fram mento leopardiano sono stato spinto forse dal fatto che questo testo produce come contenuto onirico mani festo un vero e proprio topos del sogno, lo spettacolo di un'infrazione alle leggi naturali, di un disordine cele ste. Lo stesso significante privilegiato del racconto di Alceta, la Luna (presente/caduta/assente) ricorre volen tieri in altri inserti del medesimo tipo e dunque im plica una costante di fondo nell'uso letterario del sogno: basti citare la pagina nervaliana del Reve et la vie, con le infinite lune che sciamano sopra il Louvre. Ma anche reperti testuali diversi o addirittura opposti sono utih, e del resto la mia esemplificazione non vuole essere si stematica ma moderatamente indicativa: ne restano fuori pertanto testi nei quali impiego dell'elemento onirico da parte del narratore risulta massiccio, addirittura costitutivo del racconto (penso alla Gradiva di Jensen). Al mio assunto, giova di più un impiego meno obbligato. Si prenda il sogno di Ippolìt nell'Idiota, che è un sogno per dir così raccontato due volte o alla seconda potenza, giacché si contiene in un manoscritto che il personaggio lppolìt legge a un gruppo di amici-nemici. Converrà ricordare che lppolìt è un tisico cui i medici hanno dato solo quindici giorni di vita, e che la sua lettura rappresenta uno dei tipici show o showdown che marcano le crisi delle narrazioni dostoievskiane: maximuma di abiezione-oblazione e di superbia, sorta di psicodramma ad alto potenziale esplosivo (o quasi terapia di gruppo). Il sogno racconta l'apparizione di una besia immonda, di un piccolo mostro serpenti forme, lungo una ventina di centimetri, con due zam pette ai lati del capo, che « presentava, a guardarlo dall'alto, la forma di un tridente». La forte repugnanza che la descrizione provoca, sta, prima di tutto, in que- 12
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