Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

tanto che può essere sempre annullata dal feticcio, per la femmina non vi è possibilità alcuna di positi­ vizzazione della manzanza perché essa incide, come vedremo, fin nel cuore della sua soggettività. Lo stacco dell'oggetto, infatti, opera una oggetti­ vizzazione del soggetto stesso. Si ha l'impressione di essere pervenuti con ciò, al nucleo della femminilità a ciò che Freud, sconcertato, qualifica come un enigma inquietante. Eppure esso si impone una volta che s1 prenda come punto di partenza la perdita dell'oggetto, non la perdita cosciente di un oggetto ideale, come nel lutto, ma la per-dita inconscia di un oggetto fantasma­ tico, come nella malinconia. Gli effetti, infatti, appaio­ no radicalmente diversi: « Nel lutto il mondo si è im­ poverito e svuotato, nella malinconia impoverito e svuo­ tato è l'Io stesso» 3 6• Nella misura in cui l'Io si è idenificato con l'oggetto abbandonato (né potrebbe es­ sere altrimenti data l'originaria compattezza narcisi­ stica), rimane indelebilmente segnato dal suo stacco: « L'ombra dell'oggetto cadde così sull'Io che d'ora in avanti poté essere giudicato (da una istanza parico­ lare) come un oggetto e precisamente come l'oggetto abbandonato» 3 7 • La perdita dell'oggetto inconscio, del bambino im­ maginario, determina una eclisse più o meno parziaie del soggetto che lo traduce in oggetto. Così reificata, la bambina è pronta per funzionare da oggetto di tra­ slazione: valore d'uso per l'uomo, valore di scambio tra gli uomini. L'Io .femminile rimane in tal modo sospeso alla mancanza in una oscillazione indicidibile tra la malin­ conia, esperienza di una identificazione totale dell'Io con il suo lutto, e la isteria, erotizzazione della man­ canza nella forma della domanda all'altro. Paradossalmente mai, come con la nascita del figlio reale, la donna sperimenta la morte del proprio fanta- 117

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