Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
si stabilirà Marduk. Ad ogni primavera il mito si ri peterà, attualizzato, in un rito di investitura. Come sempre, il mito ha molteplici chiavi di let tura, in esso si può scorgere, infatti, la legittimazione del potere statale che si sta organizzando nelle forme di dominio che gli sono proprie e che si concretizzano nella fondazione delle prime città, situate in prossi mità del delta dei fiumi, sulla palude, che richiede, per sostenere un insediamento, imponenti opere di bonifica e di irrigazione, una tecnologia avanzata, quindi, ed una struttura sociale articolata e complessa. Ma quello che soprattutto interessa il nostro di scorso è l'opposizione degli elementi maschile e fem minile e le disgiunzioni ed aggregazioni che accadono all'interno del loro conflitto. Dalla parte maschile, in fatti, avviene una condensazione di poteri, della paro la, dell'investitura divina, della tecnologia, della natura ordinata, con un elemento di violenza che ne garantisce l'efficacia; dall'altra una spaccatura dell'indifferenziato originario che ne distrugge per sempre ogni residua razionalità per suddividerlo poi in due metà opposte e contrastanti. La terra, ciò che rimane dopo la sot trazione del cielo, sarà soggiogata e ordinata nella rete di canali, di solchi, di discorsi. Nel luogo della carenza si apre lo spazio per la riproduzione sessuata, per l'intervento maschile nel ci clo di una riproduzione sottratta per sempre all'or rore della partenogenesi. Un altro grande mito babilonese, quello di Atraha sis, narra della creazione dell'uomo da parte degli dei: « Allora gli déi chiamarono e interrogarono la dea, la levatrice degli déi, l'esperta Marni: 'Tu sei il seno materno, la creatrice dell'umanità: crea Lullu (l'uomo) perché porti il giogo, perché porti il giogo assegnato da Enlil, perché l'uomo si addossi la gerla del dio '. Nintu (Marni) aprì la sua bocca e parlò ai grandi déi: 109
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