Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

maschile, colloca il femminile sotto il segno della man­ canza più radicale; ritagliata dalla libido dell'uomo, la donna diventa la sua ombra, il suo doppio negativo. Se essa volge lo sguardo a se stessa non ritrova che « quella lacuna per così dire fisiologica », non le resta allora che specchiarsi nell'Altro, che godere del rifles­ so, di fingersi detta, di fingersi dicibile 11 • Di fronte alla perdita libidica (le donne hanno sem­ pre delle perdite), lo scrivere dell'isterica si rivela co­ me un lavoro, una elaborazione del lutto riuscita a metà, dove il godimento incurva la linearità del testo verso la zona extratestuale del fantasma. La sua strut­ tura ortogonale richiede allora un duplice registro di lettura: da una parte un abbandono alla suggestione poetica, agli effetti di deriva che, simili alla seduzione isterica, conducono 'altrove'; dall'altra l'analytischer Arbeit, la decostruzione e ricostruzione analitica del testo, inteso come ciò che, ad un tempo, costituisce e rappresenta il desiderio inconscio. Nella congiunzione si produce uno spostamento del soggetto degli enuncia­ ti, da una apparente padronanza delle proprie enun­ ciazioni, ad una situazione di dipendenza dalle stesse, per cui si dimostrerà più 'parlato' che parlante il pro­ prio linguaggio che reca impressi, nei suoi stessi co­ strutti metaforici, gli effetti della ideologia. Nel varco lasciato da una soggettività, che ha perso le proprie prerogative di sovranità 12, può essere allora evocata (con un processo simile al delirio) la 'verità storica' che si inscrive nel luogo della realtà personale rimossa. Il lavoro analitico tende dunque a cogliere gli effetti della 'verità' a partire da un soggetto che parla per giungere, attraverso una serie di digressioni, ad uno spazio transindividuale. Nulla di nuovo rispetto al cam­ mino indicato da Freud quando scrive: « Se prendiamo in considerazione l'umanità come un tutto, e la poniamo al posto del singolo individuo, troviamo che essa ha 102

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