Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

E Orlando, si consola immediatamente con la cavalla della sua ex-bella « con quella festa il paladin la piglia ch'un altro avrebbe fatto una donzella» Ma non solo. Orlando, si dice, non ha riconosciuto Angelica. E tuttavia, proprio dopo che l'ha così goffa­ mente disarcionata, la sua follia entra in uno stadio diverso. Il paladino, che sino a quel momento era stato .muto, o si era espresso attraverso urla animalesche, pronunzia per la prima volta una parola articolata, sia pure rivolgendosi a un animale; e in seguito dialogherà con un pastore. Anche un'altra delle opposizioni del co<lice è per lo meno messa in dubbio: adesso Orlando « saccheggia ville e case / se bisogno di cibo aver si :sente; / e frutte e carne e pan, pur ch'egli invase (in­ gozzi), rapisce; ». Infine anc;he l'asocialità cede il posto :al desiderio di salire su ·« una barca che sciogliea da terra / ... piena di gente da diletto, / che solazzando al­ l'aura matutina, / ,gia per la tranquillissima marina.» Anche se il senno di Orlando è ancora racchiuso nella ·sua ampolla sulla 'luna, da cui lo trarrà Astolfo, qual<eosa, comunque, anche se non l'ha fatta cessare, ha .certo spostato la follia di Orlando: ancora una volta l'arma dell'ironia, con cui il poeta ha colpito meglio che con la Durlindana fatata, la seduttrice Angelica, la bella tra le belle. Anche se il p"iù rilevante, non è questo il solo intervento dell'ironia nella descrizione ariostesca -della fol'lia di Orlando. Di essa - coerentemente alla sua lettura �<romantica» Attilio Momigliano, nel suo Saggio su l'Orlando Furioso (1928) ha sottolineato so­ prattutto ,gli aspetti drammatici e dolenti, « il dolore che mormorava cupamente nel fondo dell'anima»,« l'an­ goscia trattenuta a stento», « lo strazio» (p. 94); addi­ rittura paragonando le ottave della follia alla chiusa 71

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