Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

tamente sostituibili tra di loro, di pedine ce ne sono tante! - si muovono di una sola casella e, laterale, quella dell'ambizione. La follia è dunque un'erranza, uno spostarsi rispetto a delle aspettative sociali fisse; rispetto al1e norme ideali di comportamento « del cortigiano, del soldato, dello studioso... il modello delle forme, l'osservato da tutti gli osservatori... del tutto, del tutto caduto», alle quali ad esempio Amleto, agli occhi di Ofelia, e della corte tutta, aveva sempre aderito. L'incomprensibilità è 1 ciò che ne risulta. Da qui in avanti, Amleto parlerà con gli altri il linguaggio del fool: entrerà in un ordine lingui­ stico che si sviluppa principalm�nte in una direzione orizzontale, o letterale, dove il senso è superficie. 1 Le parole Amleto le sposta lungo una catena di su­ perficie appunto: è il suono che conta in kin-kind (che è il suo primo pun, quando ancora non è matto); lungo una catena di . relazioni non propriamente semantiche ma di fluttuazioni immaginifiche, associative, tra le pa­ role. Da air (aria) si passa a heir (erede); da promise­ crammed (zeppa di promesse) a capons (capponi), per via di quel crammed che gli fa pensare appunto ai cap­ poni infarciti, o riempiti fino a scoppiare. Oppure Amleto muove la lingua grazie ad una ellissi, a una compres­ sione forte, che annullando i nessi, i passaggi logici, esclude l'altro dalla comunicazione. La sua lunacy è dunque soprattutto una apparizione linguistica. Si con­ trappone così al linguaggio della corte, al suo cerimo­ niale linguistico, un linguaggio che procede per puns, o per iletteralità: secondo una modalità linguistica che è appunto del fool. L'incomprensibilità e l'imprendibi­ lità, è l'effetto di, o produce, una posizione di assoluta sovranità sul linguaggio. Sovrano, o maztre, il fool­ Amleto non fa lapsus: a lui il linguaggio non cade: o meglio lui non inciampa neil linguaggio. Lo domina, lo raddoppia, esercitandovi una suprema autonomia. In 58

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