Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

realizza il nascondimento della verità), che gli serve per arrivare a conoscere la verità che cerca. Lui, il preten­ dente della verità, deve mentire, consapevolmente, vo­ lontariamente deve mentire, avido di preda... L'assunzione della follia è inoltre tratto archetipico della storia di Amleto, principe di Danimarca. Inscritta nel nome Amleto, che in norvegese antico significa ap­ punto « a fool, a ninny, an idiot », o più precisamente u,_-i finto tonto, un imbroglione che finge di essere stu­ pido. Secondo l'etimologia ricavata da Dever Wilson Amleto si scompone in Anle, un nome scandinavo co­ mune, e Oai, nomignolo o soprannome che significa « furioso in battaglia», e in seguito pazzo. Dunque anche Amleto è un Orlando furioso, d'armi e d'amore - d'a­ more se non per Angelica, sicuramente, secondo il dottor Polonio, per Ofelia. O secondo il dottor Freud, e il dottor Jones, che hanno studiato il caso Amleto, per la madre. Il personaggio della saga nordica, dovse incontriamo la versione antica della storia shakespeariana, finse la pazzia con il proposito di portare a compimento la propria vendetta. Versione nordica di una leggenda an­ cora più antica, in cui troviamo Luoius Junius Brutus, che espulse i Tarquini da Roma, e che ancora nel nome esibisce il brutale, e brutto, travestimento sotto il quale dové nascondere la sua volontà di verità. In tutte le varianti ciò che rimane fermo è l'idea che per arri­ vare alla verità si deve passare attraverso la finzione, o la menzogna. Dicevo prima che se non può essere il Re, Amleto sarà il fool. Una scelta teatrale, la sua: o di posizione nel dramma, e nella scacchiera di segni obbligati che è la corte. Come a dire, il principe spodestato _ dal suo ruolo - quello principale - scivola all'estremo opposto: la VO· lontà a protagonista lo porta a situarsi nella posizione 51

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