Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

principe, pe:t1ché questa la posa in cui lo troviamo. Di Amleto dirò in verità solo una cosa: e cioè, che Amleto non potendo essere il Re, sarà il fool. Tutta qui la mia interpretazitme. Che legge in questo spostamento, dalla posizione di Re a quella di fool il drammatico « essere, o non essere » (to be, or not to be) di Amleto monologante. Dal pieno dell'essere - il Re (to be), al vuoto dell'essere (not to be) - del fool. Il prO'blema è noto: da Coleridge in poi dell' « Amleto » i critici hanno raccolto soprattutto una interrogazione: è folle, o finge di esserlo, Amleto? La pazzia vera, o finta, è stata per secoli il principale punto di domanda per chi incontrasse Amleto. Amo pensare che questa sia l'estrema burla di Am­ leto�il fool: il suo indovinello, o riddle, postumo: par­ ticolarmente difficile in questo caso a sciogliersi abi­ tando egli già -lo spazio della finzione, e dunque si­ tuando se stesso, e portando noi, in un ordine secondo, finto, o simulato: per cui quell'indovinello « è vera o falsa la pazzia di Amleto » si duplica in successivi echi; come cerchi d'acqrua che, a partire da quel sasso (o domanda) lanciato, si dilatano di domanda in domanda. E' vero o falso il fantasma? L'ha davvero uociso Claudio il Re Piadre? E la Regina madre ha o no partecipato all'assassinio? e così via. Perché al centro di questa tragedia c'è un mistero: a essere nascosto è un assas­ sinio, come nei migliori gialli. L'assunzione della ma­ schera della follia è per Amleto funzione di verità: a ristabilire la verità occorre la follia per un doppio or­ dine di motivi. Perché la follia è il luogo dello scarto, e solo situandosi in esso Amleto può conoscere. Pe:t1ché la follia dà accesso a una differente posizione nel lin­ guaggio: ponendosi nel luogo dell'incomprensibile e del­ l'insensato Amleto può operare quella sospensione della comunicazione (che è precisamente il piano in cui si so

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