Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
si faceva avanti disarmato e riconciliato, perché vi sosteneva la parte della verità con la maschera... ». Il court-fool era spesso legato al poeta: verità storica questa, quando a corte tra gli altri parassiti viveva il clerico, o lo scholar, lo studioso. Verità mitica, anche, se si pensa che alle origini della figura c'è l'arabo Si Djoha, che pone gli indovinelli irrisolvibili all'Impera tore. O a Marcolfo e Salomone. Dove il buffone è colui ohe scioglie gli indovinelli per una sua profonda inti mità al linguaggio, che è il suo lavoro, in fondo: la sua mansione non essendo altra che quella di « ' lavoratore del linguaggio »; il linguaggio la sua prestazione. Del linguaggio peraltro H fool conosce non la salute, il suo positivo organizzarsi nella grammatica cerimoniosa e obbligata alla retorica e alla organizzazione metrica del blank verse, sovrano della tragedia, ma soprattutto per dirla con il dottor Jakobson, i disturbi. Anzi, è lui stesso, nella grammatica della corte, disturbo del lin guaggio. « Soltanto un pazzo, soltanto un poeta! », dunque il fool. Ma il pretendente della verità, o forse già suo sposo. Un animale, astuto, predone, furtivo, che deve mentire, che consapevolmente, volontariamente deve mentire, avido di preda, la maschera variegata, a se stesso maschera, a se stesso preda, questo il pretendente della verità»: questo, anche, Am leto-il fool. Sono così, attraverso divaganti strade, giunta all'an nunciato tema della mia relazione: la follia del giovane principe di Danimarca, Amleto. Mi ci ha portato Nietzsche con queHe sue parole, certamente non ad Amleto, ma a sé riferite, che io tuttavia userò per il 49
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