Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
lo prende a suo consigliere. Massimo della follia: un Re folle che assume un fool a suo maestro. Oggetti da temere, e quindi da tenere, quasi operas sero una donazione di immunità, i vari freaks, dal gobbo al calvo, al nano, omeopaticamente funzionano a salva guardia contro il maligno. Nel dramma indiano antico c'è un personaggio ste reotipico, il Vidusaka che ricorda il fool shakespeariano: compagno fedele del Re, e suo risvolto comico. Nel nome, Vidusaka porta la sua vocazione all'insulto, all'offesa, alla trasgressione del codice e del cerimoniale del Si gnore. Grottesco nel corpo, pazzo nella mente, che può mai dire questo fool al Re che lo tiene con sé con tanta ostinazione? Forse il fool è del Re il Doppelganger, il sosia? Nella fase ancora dell'angelo custode? Tornando all'età elisabettiana e giacomiana, il fool lo si incontra come residuo antico delle feste medievali, il carnevale o le feste religiose di ogni genere. Dove il fool, I'half-wit (il mezzo stupido) è all'estremo opposto del mock-king, il Re per burla: perché lui, il fool cana gliesco e clownesco, è sovrano anch'egli, se non per burla, certo della purla. Non sottoposto a censura, a lrui tutto è permesso: dunque anche lui è Sovrano. Dei cerchi concentrici in cui, in quei giuochi spetta colari, sembrava disporsi la follia della finzione, e dello scherzo, e scherno, carnascialesco, ad esempio, il fool è folle in massimo grado: il più folle di tutti, rappresen tando, come fa esso stesso. Come a dire, un mezzo-scemo, l'idiota del villaggio, recita la parte del fool che rap presenta appunto l'idiota, il folle. Chi più vero di lui? Chi .più, ddla burla, Sovrano? Accanto a questa prima serie in cui il fool si dispone in quanto sintomo in eccesso di una infezione di follia, che può toccare tutti, come le feste dimostrano, si di spone una seconda serie di senso, in cui il fool si di spone in relazione al poeta, in quanto visionario ispi- 47
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