Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

Don Siegel è un regista americano popolare che viene dalla gavetta {e se ne vanta: vedi l'intervista che gli ha fatto Bernard Drew su «American Film» di dicem­ bre 1977�gennaio 1978). Popolare, commerciale, banale, ma non tanto da non potersi vantare di avere al suo attivo quello straordi­ nario film degli anni 'SO che è l'«Invasion of the Body Snatchers», accolto allora come una pacchianata com­ me11ciale, riconosciuto oggi come un classico - antici­ patore - della fantascienza cinematografica. ,Di se stesso e della sua carriera, Don Siegel dice: sono stato senza dubbio il più vecchio dei ventenni; mi sento il più giovane dei sessantacinquenni. Che cosa ci dice, oggi, Don Siegel con la giovanile freschezza dei suoi sessantacinque anni? Ci racconta, in «Telephon», una storia strana, fon­ data su un nuovo modo di raccontare. Si tratta di que­ sto: c'è una congiura internazionale, che combina le forze peggiori dell'esta!blishment americano e di quello sovie­ tico. E ci sono due agenti segreti (Charles Bronson e Lee Remick) incaricati di sventare questa orrenda mi­ naccia planetaria. Naturalmente, ci riescono. Ho detto «c'èl» una cospirazione; «sono» incaricati; ci «riescono». Ho usato l'indicativo presente. Avrei do­ vuto usare il passato. Questa congiura c'è stata. C'è stata e non c'è più. Non ne rimane più traccia. Non si potrà mai dimostrare che si tratta di fatti rea,lmente aiccaduti, di pericoli realmente corsi dall'umanità. Il che vuol dire che è tutto falso, tutto inventato? Esattamente l'opposto. Il che vuol dire che è tutto rigo� rosamente vero. Perché - seguiamo il «ragionamento» di Siegel e di questo tipo di narrativa da «spy-story» - perché se i due agenti segreti maschio e femmina vo­ lessero raccontare quello ohe è accaduto, e quello che hanno evitato che accadesse, i due grandi Servizi Segreti da cui dipendono li farebbero fuori in quattro e quat- 127

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