Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

'volontà folle ', Cartesio preferisce una volontà che an­ cora si distingue da una follia come oggetto, pur assu­ mendo la 'parte incredula ' della follia e muovendosi dentro di essa verso una certezza che potrà assomi­ gliarle - ma proprio perché il paragone sospeso ('se non... ') non è mai dimesso del tutto, e non vien mai affermata un'identità come neppure una differenza so­ stanziale che non sia quella del nome. Dopo la curva retorica del discorso, delle false obie­ zioni, il ' tuttavia ' che segue - a tagliare in due il testo - è indicativo, con quel che segue ancora, ovvero le sei 'meditazioni ' filate; tuttavia... gli uç:>mini sognano e non son sicuri nel distinguere il sogno dalla veglia. Ma le differenze mustrate da Foucault - prendiamole ancora per buone - impedirebbero di utilizzare l'in­ ganno del sogno come omologo a quello della follia; allora bisogna solo attender.e qualche paragrafo, e - per resistere all'ipotetico menzognerissimo genio mali­ gno - il Cartesio che scrive giunge presto al punto che lo uguaglia agli 'insani ': rifiuterà di credere d'avere delle mani, degli occhi, carne sangue sensi; e nella ri­ sposta alle obiezioni di Gassendi lo ribadisce: « io non sono un corpo», io non ho corpo. Se anche non acca­ desse col sogno, il paragone 'stravagante ' è avvenuto adesso. Ma già sul sogno le messe a punto di FoucauJt appaiono pudiche eccessivamente; è vero infatti che a proposito di esso il problema è di confusione e non di separazione (del soggetto dall'illusione), eppure il mo­ do dell'errore non è diverso nella follia dal sogno. Uno crede di essere vestito ed è nudo; uno sogna e non sa di sognare finché non si sveglia; l'ipotesi del genio ma­ ligno mi permette sì col dubbio iperibolico e poi me­ todico di non credere in questo corpo e in queste mani, ma il sogno mi fa proprio credere di fare delle cose, di essere acconciato in un certo modo, etc..., mentre invece sto dormendo. Cartesio pone l'accento sull'espe- 107

RkJQdWJsaXNoZXIy