Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

clinica. Aveva vent'anni. Non sa niente del passaggio di Charles da quelle stanze. La descrizione del cortile, del viale, ecc., la ricostruisce ripensando alla sua camera che, stando · a quanto gli è stato detto, doveva essere nella stessa posizione di quella di Charles. La testimo­ nianza ha valore solo per quella grande folla domeni­ cale che passava, ecc. Immaginare i pensieri e le rifles­ sioni di Charles. Appunti di Lisaveta. Non so di chi vorrebbe parlare (plusieurs mots illisibles). Con la mano non offesa ha tracciato due parole: café . Cuisinier. Per un mo­ mento ha sorriso. C'est le temps des cravates rouges. Quelque temps auparavant je l'avais revu chez N. avec Pierre que je voyais pour la premiJè're fois. La conver­ sation fut langue et dròle. N. ·et Charles s'engagèrent sur Joseph de Maistre. Mais-disait-il-dans le monde où je vis, on sait bien oe que c'est que de Maistre! Char­ les, oouché sur le divan se dressa sur ses poings et mé­ dusa N. par ce mot temible. As-tu lu la réfutation du système de Locke? Non, dit N. embarrassé. Eh bien alors! Ils s'en allèrent diner et je rentrai chez moi. Di mano di Nicolas. Durante la permanenza in quella clinica, Charles fece progetti per l'avvenire. Sperava nel­ la guarigione. Soprattutto aveva fiducia in F. e in Pio­ gey che gli avevano lasciato qualche speranza. Quando l'uno o l'altro veniva a visitarlo, egli cercava di parlare, ma lo sforzo era inutile. Un gorgoglio nel profondo del petto era tutto quello che riusciva a tirar fuori da sé in luogo delle parole che avrebbe voluto pronunziare. F. o Piogey, a seconda, o tutti e due insieme, 1o invitavano a stare calmo, a non tentare di parlare. Avevano tutti e due l'abitudine ,di poggiargli una mano sulla testa, in un gesto che era al tempo stesso un modo di sentirgli la febbre e di calmarlo. Quel gesto irritava Charles. Vole- 90

RkJQdWJsaXNoZXIy