Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

dizione con il sollen -decretato dalla Legge. Kelsen può dunque dire, che non si può parlare propriamente di « diritto di proprietà», ma che si ha soltanto un di­ ritto di esproprio o di espulsione, che viene applicato a tutti tranne che al proprietario. Sono soltanto ragioni ideologiche, egli precisa, · che fanno dimenticare che die­ tro al diritto di proprietà non c'è che una relazione da uomo a uomo (su un punto determinato) che « la dot­ trina socialista qualifica giustamente o a torto, qui non lo si discute -, di sfruttamento dell'uomo sull'uomo (Ausbentrung)» 11• Da un punto di vista giuridico, il diritto di proprietà non può dunque essere qualificato se non di « diritto riflesso» (Kelsen). Senza dubbio il proprietario (e lui solo) ha la possibilità, di mettere, all'occasione, in mar­ cia la macchina giudiziaria; ma ciò non è una cosa es­ senziale. In talune ci11costanze (crimini, inclusi gli in­ cendi volontari), il Pubblico Ministro può prendere l'ini­ ziativa. Si può egualmente iintraprender,e l'azione giu­ diziaria quando non c'è un proprietario titolare, ma una proprietà collettiva (quella dello Stato). Il Diritto per ciò che concerne la proprietà non cambia molto, se non vi è più un proprietario {in un regime comunista). An­ che in un regime capitalistico il cittadino (proprieta­ rio) può essere considerato un agente dell'esecutivo, come faceva Sieyers 1 2, il quale su questo punto ripren­ deva l'idea di Rousseau già citata. Il furto di un bene, come la sua proprietà, diviene d'altronde una nozione sempre più astratta; da quando gli oggetti sono coperti da un'assicurazione contro il furto, e sono sempre più considerati secondo il loro valor-e venale. Tutto si riduce a un gioco di scrittura. Il sistema hegeliano, nella misura in cui non accenna alla relazione di un uomo con un altro uomo nel diritto di proprietà, rende ben conto dell'attuale evoluzione in materia di reato (e di crimine). Non c'è più che la rela- 50

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