Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
tezza dell'apparato, dalla minuzia dell'istruttoria, dalla distinzione che si fa tra Giustizia e Polizia, Giustizia e Sistema Penitenziario, Giustizia e Apparato di Stato, nonché dall'affermazione che l'accusato è un« presunto» innocente e che il giudizio sarà emesso �< spassionata mente e senz'odio». Parallelamente, c'è la liturgia della cerimonia del giu ramento, il tradizionale modo di abbigliarsi dei magi strati, l'uso di un linguaggio scarsamente comprensibile, la mediazione obbligatoria dell'avvocato, la presenza di un pubblico che fa da spettatore, e che spesso vien lì come si va al circo equestre, la silenziosa pI'esenza dei poliziotti, il giudke che tuona la sua sacra collera, il giudizio rimesso ai giudici « popolari ». Tutto è lì, in somma, a testimoniare come la tradizione si associ al modernismo, così da poter dimostrare, che quell'esile persona chiamata a con1parire, partecipa suo malgrado ad uno di quei grandi momenti in cui una società com pie le cerimonie propiziatorie ed espiatorie, con le quali deve essere ·esordzzato il male che l'accusato incarna. Laicizzata, la sacralità sortisce un effetto ancora mag giore, ma riguarda esclusivamente il terzo arbitrio, che in tal modo si afferma come colui che non può avere connivenza se non con il Bene. Ciò che una così prodigiosa messa in scena lascia ap parire, è, in particolare, il fatto che nessuno spirito di vendetta (da parte della Società) può mai interven!.re nelle decisioni prese. Se la vendetta c'è, è solo nel senso in cui si parla di un Dio vendicatore, in una forma s u - · blimata che la trascende. La sacralizzazione dell'apparato di Stato non è un problema nuovo e ha preoccupato i teologi. Sant'Ago-stino, nella« Civitas Dei», la respinge in modo assoluto. Egli sostiene, che nulla distingue il potere dello Stato da quello di una banda di ladri. San Paolo è più sfu- 42
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