Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
vitata a effettuare degli arbitraggi a cui partecipano tutti dalla più giovane età. Ciò che èl rilevante, è che la decisione arbitrale, che costituisce la esecuzione, si rinnova ogni volta sia at traverso la «saga» sia attraverso la «dulata». Vi è sì la nozione di una competenza, ma che si limita alla prova che gli arbitri hanno dato, più volte, delle loro qualità esecutive. Ciò implica certo un riferimento alla legge, ma questa non si presenta come un apparato ri gido, in quanto si sono costituiti due «woga» che si contrappongono, si completano e si riordinano nello spi rito di ciascuno. L'atteggiamento corretto nei confronti della «woga», viene provato dalla capacità di formulare giudizi che diano dei risultati, e cioè accettabili dall'ag gressore e dall'aggredito. Anche questi però, ambedue, devono dare prova della loro disponibilità nei confronti della «woga», fare cioè in modo che venga a galla la verità e dar prova che anch'essi cercano e accettano le soluzioni capaci di riparare all'ingiuria. Se il giudizio pronunciato dalla �< saga» fallisce, non accade altra che le necessità di ricorrere al giudizio della �< dulata» (l'assemblea). E se anche questo giudi zio fallisce, non accade nient'altro se non il suo effetto sulla comunità tutta intiera, cioè la decisione comune dell'«hilo» (l'ostracismo). Al contrario, se si fa valere il giudizio, e cioè se l'esecuzione è riuscita, la retribu zione che spetta alla «dulata» consiste in una seria li bagione con birra di miglio a spese del colpevole. E' una antica saggezza, che quando le riconciliazioni si fanno attorno a una pentola, si dimostra la volontà di non prendere troppo sul serio i rapporti gerarchici che una data funzione conferisce. L'ebbrezza deriva dal Sacro, ma anche lo svuota. 38
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