Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
sionale di Lardreau attrae {« Dove si dimostra che, dagli uni agli altri, il problema non è di logica, gli altri non dimostrando mai agli uni che essi si contraiddicono - né viceversa -, ma .di una pura premessa metafisica, su cui la logica non ha da emettere giudizi, dell' op posi zione radicale .di due concezioni del mondò tra le quali ogni filosofia deve scegliere: il male è o non è») 2 3, in cerca di rivoluzione, più del furbo Lévy che nasconde le proprie aporie. E c'è differenza appunto tra un mo nismo e la rivendicazione selvaggia {ancora Lardreau Jambet e Glucksmann) di un dualismo manicheo, tra questa e la messa in scena ' plurale ' di un Bénoist che sceglie l'ego trascendentale tralasciando i prolegomeni a ogni futuro pensiero. Ma quel che conta è un'afferma zione dell'Immanente {monolitico o disperso) per porre il Trascendente nelle sue figure; il rifiuto di ogni pro getto, per progettare ogni pensiero futuro (solo Gluck smann se ne astiene); un terrore tale, per la possibilità che la macchina o l'animale �cfr. Némo) siano, da dimet tere ogni investigazione garantendo le figure con la Fi gura (della morale). Per questo, più che i rifiuti (il marxismo, la dialet tica), le annessioni o le ricerche di patrocinio (Foucault, la psicoanalisi, la teoria delle catastrofi, Lévi-Strauss), si è privilegiato qui il movimento interno del pensiero più dequalificato e immediatamente ideologizzato. Non è questione di rispondere a un discorso sull'identità; viene fatto subito da Lévi-Strauss alla fine del suo pro prio seminario, contro la comoda ricostituzione di un organon (« Verso cosa ci orienteremo per formulare la nozione di identità e risolvere il problema? Sarà nella direzione opposta a quella di un sostanzialismo dina mico; sarà considerando che l'identità è una sorte di ' foyer ' virtuale al quale è indispensabile riferirci per spiegare un certo numero .di cose, ma senza che esso abbia mai un'esistenza reale » 24 • 170
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