Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

da giorni e giorni. Quando faremo un pacco dei quader­ ni di Charles, ci metteremo anche questo taccuino, e anche l'altro, quello piccolo che tengo nella borsetta, cosi capirete tutto quello che è accaduto. Le sei di sera, nuovo attacco. Non respirava. Con la mano che la paralisi ha risparmiato, si è aperto la camicia sul collo. Tiene gli occhi aperti, guarda il sof­ fitto. Ho c:hiesto di F. Lo hanno mandato a chiamare. Per puro scrupolo. So bene che Charles sta morendo. Ma se F. fosse qui mi sentirei meno sola. Le monache entrano ed escono. Sono gentili. Se non entrano, si af­ facciano, mi interrogano con gli occhi. Ha abbassato lo sguardo sul primo quadro appeso quasi a capo del letto: su quel campo di grano e papa­ veri. E' bastato questo movimento. Ha tentato di par­ lare, ha mosso le labbra. Non posso capire: Charles non può parlare. Mi dispero. Pierre, poco fa pensavo di mandare qualcuno a cercarti. Forse non sei ancora tor­ nato da Londra. L'attacco è passato. Charles è assopito. Vedo il suo respiro: la coperta che si alza e si abbassa. Di tanto in tanto respira in profondo. Mormorà qualche . cosa. Muo­ ve le labbra, il mormorio viene dal profondo del petto. E' in sé. Poco fa mi ha cercato con lo sguardo. Mi sono avvicinata. Ha alzato e abbassato la mano sul lenzuolo. Non so che cosa volesse dirmi. E' stata una giornata lunga e cliiara. Ora è tal'di, dalla finestra non entra più luce. Aspetto che la monaca venga ad accendere la lampada. Come se l'avessi evo­ cata: è entrata in questo momento. Ha acceso la lampada sul tavolino. Il letto è in pe­ nombra. F. non si trova. Manderanno più tardi a cercarlo. 135

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