Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
giorno dell'attacco dal quale Charles non si sarebbe ri preso. Gli impiegati, di quelli in servizio allora, soltanto uno è reperibile. Abita in periferia, in una villetta co struita di nuovo. Il tassì si è fermato davanti al numero 25 di una ,strada alberata, molto quieta. Ho suonato alla porta e quasi subito ho sentito i passi e poi ho visto una cameriera. Ho detto il nome. La ragazza mi ha fatto entrare in una grande sala con poltrone di pelle scura. La casa dà un senso di benessere e di pace. Mi ha rag giunto una giovane donna ben vestita. Nome, Jacque line. Sapeva della mia viisita, mi pregava di aspettare. Ha chiamato per un cafifé e si è seduta nella poltrona di fronte alla mia. Parlato del più e del meno. Di Parigi, com'è bella d'autunno. Come Roma, ha risposto. I di scorsi vuoti non cambiano mai, sono sempre gli stessi. Ho pensato a un luogo comune: ai ricchi dell'Ottocento, mitteleuropei, inglesi, che andavano a svernare a Roma o a Parigi, a tutto quello che è stato scritto, a Daisy Miller. Il suocero (così ho ,saputo che era la nuora del l'uomo che aspettavo) è l'unico rimasto dei fondatori della caisa editrice. Sa tutto, o quasi. E' la sua gloria. Naturalmente dcorda molto bene Marcel. Lo chiama così, per nome, come uno di famiglia . E' entrato il vec chio, alto, bianchissimo. Convenevoli. Poi: Ah sì, ricordo bene. Quella minuta l'ho scritta io, naturalmente d'ac cordo con Michel. Lei vuol sapere perché non se ne fece più nulla? E' semplice. Non se ne fece nulla per ché Charles morì. Un altro caffé? Sono uscito che im bruniva. Trascrizione di una lettera di Ax. Grafia di Nicolas. Era chiaro che Charles aveva perduto ogni speranza, ogni illusione. Egli cedeva al nemico che per tanto tem po e tanto coraggiosamente aveva combattuto. Ormai non vuole più lasciare il letto. Lisaveta non lo ha più pregato di sedersi vicino alla finestra perché, quando 133
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