Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

carte (sono nella clinica), a tutto il resto. E poi anche a Lisaveta. La bellissima Li,saveta: non è più lei. Tra poco avrà bisogno di noi. In clinica, ho parlato a Char­ les, ho cercato di non affaticarlo. Mi èJ sembrato un ve­ gliardo. I capelli quasi bianchi, le rughe, il prognatismo accentuato. La paralisi è come se lo schiacciasse nel letto. Ax. Postscriptum. Ax a Pierre, ·stesse carte, trascrizione di Nicolas. Il vecchio P. m'a lu plusieurs lettres dictéees par le sentiment le plus touchant, mais pour le coté puéril, ou sénil. Si trattava di minute di un paio di let­ tere scritte a Charles in un passato che sembra lontano un'eternità. Per esempio: Depuis que mon fils est sorti de l'enfance, j'ai ne l'ai plus possédé, il me semble à présent qu'il est redevenu petit enfant. Carta di Lisaveta. Piccolo formato, forse il taccuino di cui Ax parla nella lettera a Pierre. (Note di Nicolas). Lisaveta non ha lasciato né un disegno né altro del pe-riodo della clinica. Certo non ha voluto. Ha lasciato descrizioni di quadri, quelli alle pareti della clinica e altri che non conosco. Come un voto: non dipingere più, solo descrivere. (Qui, di seguito, il testo della carta di Lisaveta). Ritratto, olio su tela montata su cartone. Fondo ocra, rossastro, intonazione cupa: capelli che stin­ gono sul fondo, fronte più chiara, zigomi più chiari, naso id., la!bbra id., cosi il mento. Charles che affiora dall'ombra d�l fondo. Come lo vedo la sera, prima che la monaca venga ad accendere la luce. Jackson dipin­ geva ascoltando Mahler, beveva. Suicidio con l'alcol e con l'auto. Ora tutti dipingono ascoltando musica. Rap­ porto tra storia e farsa. , Cartolina di Ax a _ Lisaveta. Se souvient-il de moi quand on lui dit mon nom? 131

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