Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

ran!do il pennello come una bacchetta, indicavo in alto e in fondo, dove la ma:ssa dei pioppi era quasi nera. Avevo tirato giù una linea chiara, il tronco di un albero, e in alto avevo segnato il punto di prospettiva. I colori cominciarono a prendere forma: gli alberi, l'argine, l'ac­ qua, un rigagnolo tra sterpi e petraie. Poi èi apparsa la casa. Ho guardato sfilare di là dal finestrino tutti que­ gli edifici nuovi, in fila. Mai , son Joujou era rimasta sola. Il resto è un ammasso di palazzii con i portoni di vetro e le piante sulle soglie. Parva sed apta mihi. Quando sono passato davanti alla casa, ho cercato di vedere se vi fossero ancora quelle parole sulla facciata. Il treno andava sempre più piano, così ho visto che erano ancora lì, ma illeggibili, nessuno avrebbe saputo decifrarle. Parva non era, la casa, quando tutt'intorno c'erano case pic­ cole, alcune già corrose dal tempo, con un pianterreno e un primopiano, verniciate di giallo chiaro o bianche di calce. Parva era diventata con il tempo, da quando tutti quei villini in riga, con le facciate uguali e il giar­ dino davanti, si erano trasformati in palazzi. Inutile cercare i vecchi segni. C'erano le case nuove, i portoni dii vetro, g1i ingressi lucidi con grandi piastre alle pareti, i vasi con le azalee e i giardini con un'erba verde sul davanti, pettinata tutta per un verso. S'innalzavano al­ l'improvvi,so da un terreno diventato inospitale. Giù, sotto la scarpata, un rigagnolo stagnava tra due sponde strette e infossate. Non c'era mari stato più di un filo d'acqua, un gorello fermo e melmoso. Le rive erano ver­ di, coperte d'erba stinta e di rifiuti. Due muraglie di pietra convergevano a imbuto, e nella linea d'incontro si accumulava una polvere fine e calcinosa. Di mano di Nicolas. Testimonianza della monaca di ser­ vizio. Lisaveta è rientrata verso le sei del pomeriggio, si è tolta il cappello, i guanti e li ha deposti con la bor­ setta sulla poltrona. Charles era stato seduto vicino 120