Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
parce qu'il faut que j'aille au culte ». L'opus postumum é lì, nel cas i setto, visto dieci, venti volte, sentito leggere. Nicolas. Trascrizione da Charles. Carta di Notes. Loui se est très bien. Ora bisogna uccidere l'avvenire, i len demains. Carta due di Lisaveta. La casa è l'ultima rimasta tra gli edifici nuovi. Una vecchia casa con il giaI"dino davanti e il cancello. Era una delle tante che davano sulla scarpata della ferrovia. Che idea costruire una casa con il treno che pàssa davanti. Forse perché allora i treni erano radi e nel silenzio portavano l'eco di altre vite. Il paesaggio era mutato all'improvviso. Da uno squarcio di case demolite era apparna l'albereta. 11 treno andava len:tao:nente, così ho fatto a tempo a vedere il crollo di un intero piano. Una gru si muoveva a destra e a sinistra, scheletro di cavallo o di giraffa, e muoven dosi colpiva con un peso oscillante una muratura soli taria: un colpo mandava in pezzi il muro, che crollava in una nuvola di polvere bianca. Le finestre vuote del pianterreno buttavano fuori calcinaccio. Di là, le case, le strade, le piazze ordinate con i giardini erano appa rizioni, quinte e fondali. Le gocce d'acqua sul vetro erano scomparse. Il cielo era familiare, così scuro, compatto. Mi era sempre parso il cielo dei melodrammi. Fioccoso, sfilacciato. Si era messo a ridere, quando lo avevo detto a Charles, una mattina, in quell'albereta, mentre cer cavo di dipingere e lui invece se ne stava sdraiato, col viso all'aria e gl� occhi chiusi. Lavoravo in silenzio, se duta su una pietra, e guardavo in un punto che pareva la scaturigine delle mie riflessioni. Sopra c'era la volta del ponte e, davanrti, la prospettiva dell'albereta. A ma no a mano i pioppi si infittivano e, in fondo, diventavano una massa ve!'de sbalzata sul fondale dell'aria. Avevo cominciato a parlare dell'azzurro e del verde. Adope- 119
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