Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

Lisaveta. In ceroa di quei biscotti di Bruxelles. Non vedevo tanto sole dal giorno dell'arrivo. Ho goduto di quell'aria, di quel sole, come quando andai a passeggio con Pierre lungo il porto. Ahimé come ci si abitua in fretta a!l male, alla prigionia, all'avvilimento. Chaiìles è ammalato. Ma io? Io sono malata del suo stesso male finché sono con 1ui, su1la · poltrona, ad aspettare che si svegli, ma guarisco quando esco e vado in cerca di qual­ che cosa per lui o per me, o dico di andare al vecchio indirizzo per sapere se per caso Pierre abbia mandato una lettera, un segno di sé, qua!lche cosa. La mia voca­ zione! Mi sarebbe piaciuto andare per il mondo, sola, e avere un luogo dove tornare a piacere mio. Eccomi car­ cerata e poi ammalata, e poi ammalata e caTcerata. Le pasticcerie di Roma hanno le tende abbassate per il sole estivo. Sento ohe il mio cor,po si raffredda quando pas,so in fretta dal caldo di fuori al fresco degli interni. Ho -chiesto più volte e in molte botteghe se avessero quei biscotti di Brux!dles. Finalmente li ho trovati in un caf­ fè che ha più di cent'anni, dove si è soffermato Goethe. Camminavo lieta e aHegra e non pensavo a Charles, alla sua solitudine contagiosa, e così mi sono sorpresa a sor­ ride:rie come aveva fatto lui, e io non lo avevo disto 1 lto dal suo jardin suspendu, dalfa freschezza del suo fiu­ me. E sorridendo ho pensato ohe Goethe è come Gari­ baldi, anche lui è stato dappertutto perché dappertutto si trovano lapidi solenni sulle quali è stato scolpito che Addì eccetera eccetera, tutto maiuscolo, Goethe qui ven­ ne, e così via in quel buffo linguaggio delle lapidi, tutto arzigogoli e chiacchiere. Le .lapidi di Roma: al Pantheon, in via Sistina. Gogol che ascoltava i romani tornare cantando dal teatro d' op era... H tram, lento, la poca gente della mattina d'estate, la clinica. Charles dormiva. (Grafia di Lisaveta). Un biglietto sulla poltrona. Era rimasto lì, ha detto la suora, per 109

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