Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

<< La noia è tristezza senz'amore >> (Niccolò Tommaseo, Pensieri Morali, capo I, III-2) Del tutto casuale (?) quest'endecasillabo ottocentesco calmo nel sentenziare triste. Naturalmente triste per la posizione centrale che vi è occupata da tristezza; e in­ fernale per il viluppo compatto in cui stringe i tre ter­ mini obbligati l'un l'altro (nell'autore, un pessimismo 'ingegnoso ' fino ad asfissia è confermato (1) dal pen­ siero: « Il fortunato non gusta i piaceri, perché non sa meditarli. E il piacere non è tale se non ci si pensa. Or del riflettere è maestro il dolore.»). Non interessa ri­ cavare una definizione tommaseiana dell'amore (del re­ sto . esiste), ma si vede subito come la 'tristezza ' sia la parola più ampia se non la più forte, capace di com­ prendere e noia e amore. La frase intera può essere assunta come pura ugua­ glianza, considerando il 'senza ' un 'meno ' (-) e l' 'è' (copula) un 'uguale ' (=). In tal caso, le poche commu­ tazioni praticabili a partire da 'noia = tristezza - amo­ re ' ribadiscono la tristezza come grandezza superiore e includente '(' tristezza=noia+amore '), e indicano l'im­ possibilità per ' noia ' e 'tristezza ' di stare dalla stessa parte con lo stesso segno (in pratica, di sommarsi). Data l'assoluta autosufficienza della frase algebrica, ciò comporta anche delle conseguenze negative per 'tristez- 9

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