Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

«forzare» l'alcolista come questi «forza» la _ donna : dici o non dici la verità?). Eppure, se ;non proprio mer­ dico, l'analista non è in qualche modo, piuttosto, mer­ drico? In effetti il «Merdre! », grido di battaglia di Père Ubu, non poteva che emergere. dalla fantasia di un alcolizzato - comç? anche la -« pompe à merdre», dove si matèrialiiza quel pompaggio . delle energie vitali ad opera dell'Altro, motivo della «debolezza» dell'alco­ lista. In effetti, è pervertendo la madre-lingua che l'al­ colista riafferma, nel teatro, il suo gioire « virile» del significante. Non è proprio questo «gioire del significante» quel che l'analista è chiamato a limitare, stoppare, mèrdri­ camente? Quando invece l'analista riesce ad instaurare una relazione analitica, quando cioè sfuggendo all'oscil­ lazione tra acting-out e passaggio all'atto presentifica l'Altro, l'angoscia (finalmente), angoscia ùbuesca, coglie il soggetto: angoscia patogena però, capace di minare lo stesso rapporto analitico. Questo perché è proprio nella misura in cui non si presentifica che l'Altro tiran­ neggia l'alcolista: in questo senso questi ha un rapporto puro col Super-Io, nella misura in cui il Super-Io ,come insegna Lacan 39 è la lettera ,della legge - non legge impersonale, quindi, ma, come si diceva prima, ossatura illocutor.ia del comando. Leggi: « a letto! ». Il problema è come leggere questo « a letto!» - letteralmente è il comando ben noto del Super-Io, « Godi! ». Ma a letto si possono fare tante cose: si può godere, oppure dor­ mire, oppure far .figli, o anche morire, nel letto. Si legga il lavoro di un drammaturgo così sensibile alla « clinica familiare» come Tennessee W.illiams, Cat on a Hot tin Roof (1955). Al centro vi è un alcolizzato figlio-di-papà che da tempo non scopa con la bella moglie perché la considera (paranoicamente) responsa­ bile della morte d'un amico del cuore, idealizzato come gli alcolisti sanno idealizzare « l'amico». Ma fa bella 43

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