Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

limite, quello dove la vita trapassa nella morte, come nel salto dell'acrobata. Limite a:d un tempo ricercato e « sfidato» proprio nella misura in cui la limitazione è in qualche modo il marchio di fabbrica della legge: quel­ la Jegge che, abbiamo detto, l'alcolista non ha mai po­ tuto assumere dato che quel che è in gioco per lui è sempre e solo il comandamento. Che legge e coman­ damento siano due nozioni del tutto distinte, è quanto ha chiarito una volta per tutte un certo formalismo giu­ ridico 31 : il corna _ ndamento o comando è un atto perso­ nale, che ·suppone già, a monte, lo statuto e la superio­ rità gerarchica di chi comanda; ora l'alcolista non « cre­ de» neHa legge in quanto invece impersonale ed auto­ validante. Questo perché l'alcolista è sì un fuori-legge, ma nella · m1:sura in cui lo era già suo padre: il « vuoto » nella - soggettività dell'alcolista è quello del padre che non incarna la legge, ma solo, direi il comando della tirannia. Ne è traccia la sua relazione alle altre persone di sesso maschile, in cui si disegna lo stesso « aut... aut» specifico dell'atto illocutorio del comando 32 : relazione che oscilla tra una sottomissione depressa e timorata all'altro, · ed una esaltazione fraternizaznte e transitiva. Ma quando si parla di legge o di comando, si parla in effetti di limitazioni del godimento, cioè di castrazio� ne - ora, è chiaro, nell'alcolismo c'è non-implicazione di godimento e di castrazione. Nei termini già usati da Lacan a proposito delia produzione dell'inconscio 33 , pos­ siamo dire che non c'è riunione (logica) tra l'essere e il senso, ma loro disgiuntiva ,separazione. In effetti l'.al­ colista, nel suo transfert nei confronti della donna 34 - transfert che rende così difficile quello analitico - nella sua tendenza a picchiare, insultare la donna iden­ tificata quasi come Gorgone, che cosa aggredisce se non la mancanza fallica in lei? Se l'alcolista ricorre al piacere orale, e da qui al piacere onnipotente della 38