Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

misticismo - ad es. con il misticismo zen, legato all'uso e all'abuso del té - egli è cioè un feticista deH'illim-itato, un feticista dell'oggetto a, nella misura in cui l'oggetto è il margine del godibile-tartaruga irraggiungibile nel­ l'infinito progredire del godere-Achille. In quanto «spia­ nato» contro l'oggetto eminentemente «transizionale» (nel senso di Winnicott), transeunte, l'alcolismo è un idealismo «basso», idealismo dell'oggetto a, che è ap­ punto uno scarto (nel doppio senso italiano), residuo del godimento. Rapporto al godimento che ripropone il classico pro­ blema del rapporto dell'alcolista alla donna. Lo stesso alcolista tiene ad enunciare un legame costante tra il bere e la sua donna, e l'alcool è indicato come antidoto all'assenza, o comunque al venir meno, della donna. Fonte di pena, la donna è denunciata · come causa del bisogno di bere. L'alcool si offre come alternativa alla donna, la bottiglia è la concorrente - «l'amante» - della «sposa» {o della madre). Sono gli amici maschi che spingono a bere - la donna invece, con i figli, occupa il luogo di chi condanna e reprime; pur soccor­ rendo, la donna, come la fata dai capelli turchini per Pinocchio, è in fondo persecutrice. Basterebbe la spe­ dficità di questo rapporto alla donna per distinguere nettamente l'etilismo «normale ))' magari anche eccessi­ vo, dall'alcolismo «morboso» di cui p.arliamo (alcolismo maschile, ·evidentemente, in quanto quello femminile. oltre che minoritario, _presenta tratti particolari e non ce ne occuperemo qui). L'etilismo comune è compara­ bile piuttosto all'esperienza perversa, in quanto l'etili: sta usa l'alcool come «medicina contro le inibizioni»; al limite, possiamo dire che il bevitore non alcolista beve per abboridare le ·donne - mentre l'alcolista beve per evitarle. Escludendo la donna, il bere la implica co­ munque in quanto assente (sia il bere enunciato come effetto o causa di questa assenza, cioè in quanto sempre 31

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