Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

l'ontogenesi della parola - in un seguito di movimenti più o meno violenti, più o meno coordinati, e accompa­ gnati da emissioni vocali che riducevano momentanea­ mente la tensione psichica. Per trovare una miglior soluzione, nei due sensi del termine, fu indispensabile pro�ocare l'intervento e la par­ tecipazione di altri membri del gruppo; e al fine di arrivarci si dovevano trasformare i movimenti corporali e le emissioni sonore in segnali, stabilendo un rapporto costante e senza equivoco tra i movimenti e i suoni da un lato, e l'oggetto visibile o invisibile dell'appetito dal­ l'altro. Si doveva stornare l'attenzione e l'investimento libidinale dal corpo e dal suo prodotto vocale, per diri­ gerli verso l'oggetto designato. Il risultato finale di que­ sta evoluzione progressiva e millenaria fu il messaggio verbale a doppia articolazione (Martinet, 1967), la frase divisa in segni minimali, in monemi, e i monemi com­ posti a loro volta di fonemi. Una riduzione effettiva, reale e durevole, della ten­ sione psichica aveva quindi come condizione la demoti­ vazione dei movimenti corporali che all'origine era servita a ridurre immediatamente, con meno efficacia, certamente, la tensione psichica. La genesi del linguaggio, dominata dal principio di realtà, è la causa indiretta della libera espansione della funzione ludica nella danza e nella sua proiezione acu­ stica, la musica vocale e strumentale. La musica e la danza - in opposizione al linguaggio - hanno come contenuto il movimento corporale e vocale organizzato secondo il principio di ripetizione, derivato dalla pul­ sione letale, e il principio di tensione e risoluzione, deri­ vato dalle pulsioni sessuali (Ladi, 1923; Szabolcsi, 1959· Spitz, 1937; Mosonyi, 1935). Questa interpretazione rudimentale e astratta deve essere completata almeno da una referenza alla funzione espressiva della danza e della musica che mettono al 158

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