Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

nel corso del ricordo e del racconto fosse arbitraria e non potesse venire ulteriormente risolta e fosse quindi intesa a darci un'immagine sbagliata del sogno... Le modifiche alle quali i sogni vengono sottoposti sotto la direzione della vita da svegli sono... poco arbitrarie. Esse sono collegate mediante associazioni al materiale che sostituiscono e servono a indicarci la via per altro ma­ teriale, che può a sua volta essere un sostituto per qualcos'altro... » Insomma: più che qualsiasi altra opera letteraria, Finnegans Wake implica legittimamente tutti i possibili sistemi di senso esemplati da ogni lettura. Esso è una macchina che li produce - dico: li produce essa stessa - nel momento in cui entra in rapporto con il lettore. La determinazione (del testo) è dunque piu forte di qualsivoglia arbitrarietà (del lettore). S'intende che non è questo il lato realmente impor­ tante della questione, come non lo erano, in sé, gli sche­ matici esempi di analisi dei significati mobilitati dalle varie parole, che servivano semmai solo a mostrare i meccanismi del congegno. In un saggio dedicato appunto a Finnegans Wake 13 , Philippe Sollèrs propone un algo­ ritmo per spiegare come funzioni la parola joyciana: 3+0 1; ossia: tre più zero, che fa quattro, uguale a 4 uno. « Per dare una parola (o piuttosto un effetto di parola), concorreranno almeno tre parole, più un coef­ ficiente di annullamento, di contraddizione, di vuoto. » Questo ricorso ai numeri, che del resto si iscrive di pieno diritto nel gusto della cifra testimoniato da Pinne- . gans Wake, e che Sollers sviluppa successivamente (lo stato di triadicità più uno: « Joyce pone un nuovo sta­ tuto dell'uno e del molteplice, una nuova legge al di là, per esempio, della trinità cristiana ecc. » ...), non è ap­ plicabile ad ogni reperto (non sarebbe problema proi­ bitivo) ma soprattutto non mette in luce completa il tipo 88

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