Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

:fazha / co la me pèl ano par an»), o ne identificano a macerie («masiére») quanto di esso resta di super­ stite al morso del tempo (al ·«dent cagnin del tenp»). Per non dire dei brani finali della stessa sezione, brani conclusivi del poema, ove la lingua dialettale viene via via assimilata - nella riflessione del locutore sul tempo a venire - al linguaggio naturale, onomatopeico, degli uccelli, e successivamente a una sorta di lingua cosmica, lingua dei vivi e dei morti, degli spazi stellari e delle profondità ctonie, stillante di umori e luci primeve, ma anche irta, acuminata di schegge osseo-minerali (p. 85). Questo punto ove il poema tocca il massimo del «poetico», è anche il punto della massima riflessività, della massima distanza del soggetto dal linguaggio che usa: e cioè della massima distanza dal dialetto in quanto lingua del corpo, in quanto lingua-corpo. Se questo è) vero, la lingua-corpo su cui effettivamente è modulato il poema, quella lingua della madre in cui il poeta tesse il proprio «filò», l'interminabile continuum del proprio discorso, sarà allora la lingua non tanto della poesia quanto della non-poesia. E così è in effetti. Se postuliamo infatti che il dialetto, in quanto realtà linguistica del testo, non solo si distribuisca sull'asse dell'orizzontabilità sintagmatica, ma che quest'ultimo venga qui esaltato in modo abnorme per il carattere di continuità, di contiguità interminabile delle sequenze, intese a imitare l'oralità senza inizio né fine del «filò», allora l'aderenza immediata del soggetto al proprio cor­ po (e alla propria voce) sarà qui aderenza al continuum orizzontale, discorsivo, della «prosa»; per cui parlare l'inconscio, parlare direttamente il desiderio non toc­ cato dall'interdizione, parlare dal luogo dell'ordine se­ miotico, sarà non tanto parlare contro il significato (e contro l'ordine del discorso), bensi parlare dentro il si­ gnificato e dal luogo del significato, anche se non dal luogo del simbolico (il luogo del concetto e dei «va- 71

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