Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

nel secondo caso, l'attuazione di senso avrebbe invece potuto avvalersi di verbi non specifici e tuttavia depo­ sitari di un valore generale di adiacenza, di saldatura. come, ad esempio, «attaccare». Il brano fornisce inol­ tre un campione di esecuzione di immagine colta, « de l'art che bef dal Suligo e dal Cerda», immagine che si configura come il calco di modelli celeberrimi, soprat­ tutto danteschi, quali, ad esempio, « In sul paese ch'Adi­ ce e Po riga » 10 , cui si annetteranno, per una più pre­ cisa relazione ai timbri e al vocabolo chiave (�< ort», orto), questi altri versi del Paradiso: Di lui si feoer poi diversi rivi onde l'orto cattolico si riga 11• Quest'ultimo esempio vale per tutti i luoghi speci­ ficamente meta-linguisti del poemetto (i luoghi il cui argomento è quella stessa lingua «materna», corporale, e inseparabile dal soggetto che la parla, e sulla quale si esercita invece la separazione della riflessione, del­ l'argomentazione ecc.); e, in primo luogo, vale per l'ul­ tima sezione del componimento, interamente centrato sul «vecio parlar», cui è addetta una lunga allocuzione (p. 79). Anche qui, come abbiamo osservato per l'esem­ pio precedente, le trasposizioni (immagini, figure) che. costituiscono i punti salienti, decisivi del discorso, ri­ flettono, all'interno della materia verbale che le costi­ tuisce, la natura squisitamente concettuale del discorso medesimo. E se la figura iniziale definisce il �< vecio parlar» in termini di sapore («sa6r») - che è, nella fattispecie, sapore d'un latte primigenio («lat de la Eva») -, vale a dire opera nello stesso campo seman­ tico del referente di base (campo dell'oralità), non così accade per le metafore successive, che assimilano il progressivo estenuarsi del «vecio parlar» al decadi­ mento corporale, bio-fisico («tu sé canbià co la me 70

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