Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
Nel nostro caso ciò non può avvenire perché il padre naturale si sovrappone completamente alla sua fi gu ra immaginaria. Il suo contatto con la morte (ancor più temibile in quanto negato) reitera gli aspetti ferali del l'imago fallica, come pure la cancellazione, che egli opera della moglie, non fa che comprovare il sospetto del figlio che la castrazione (che trova nella madre il suo proto tipo) si realizzi come uccisione. Nell'immaginario, la sfida mortale rinserra padre e figlio in un rapporto di ambivalenza totale e specu-lare. Il padre, come il capo dell'orda di Totem e tabù, come il tiranno, come il re della favolistica più arcaica, sa che sarà ucciso dal figlio. Da quel momento si aprirà un vuoto, una vacanza, il posto del padre morto, che sarà occupato dalla legge che ordina nel « nome del padre». « Grande occhio aperto è la paterna tomba! » escla ma Giocasta nell'apprendere la morte di Polibo, re di Corinto, morte che dà il via alla verità, come presa del simbolico sull'immaginario edipico. Ove la morte del padre immaginario, dell'imago fallica, non sia accettata in quanto vissuta come rovina totale, si apre quel pro cesso paranoico che Freud ha individuato costituire il cardine della follia del presidente Schreber. Nella pa ranoia la figura del padre si evidenzia come agente e non solo come oggetto di investimenti pulsionali 21 • Nel caso in esame, l'amore assoluto che il padre sembra pro·lVare per Gabriele, che si vive come sostituito della madre (spesso è chiamato a occuparne il posto nel letto matri moniale), è un amore omosessuale e, come tale, interdetto, ·impossibile. La proposizione « Io amo mio figlio» si trasforma perciò, per il noto processo di negazione e di proiezione della paranoia, in quella « Io odio mio figlio», per essere infine oggettivata nella contestazione « Mio figlio mi odia». « In tal modo il sentimento inconscio propul sore, scrive Freud, si presenta come conse gu enza di una 49
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