Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

gressivi. La provocazione, che in ospedale ·era diretta a captare l'interesse dell'altro, sembra ora finalizzata ad ottenere l'inserimento in una istituzione (che il bam­ bino immagina essere l'ospedale). Un giorno Mariano si scaglia, con furia, contro gli addobbi della classe, rompe le carte goegrafiche, vuota un armadio, infrange un vetro. Il nostro intervento, presso la direzione, riesce a scongiurare l'allontana­ mento del ragazzo dalla scuola ma, dopo qualche giorno, il pediatra viene chiamato d'urgenza perché Mariano si è sdraiato in mezzo a viale Tibaldi e rifiuta di alzarsi, vuole farsi investire da una macchina. La madre rifiuta la responsabilità di questo figlio, chiede con determi­ nazione estrema che le sia allontanato. Dopo qualche giorno Mariano viene inserito in un istituto per gli orfani dei lavoratori. In questo caso, la stretta corrispondenza tra i fan­ tasmi del bambino e quelli della madre, compromette la dinamica pulsionale, inducendo reazioni persecutorie. Se pensiamo che sempre la morte del genitore provoca nei figli un senso di colpa per l'intenzione inconscia che essa realizza 11, comprendiamo come la posizione di Mariano sia doppiamente insostenibile: come figlio merita la morte per aver desiderato la morte del padre, come occupante il posto del padre viene investito, in­ fine, del voto di morte della madre. Il fantasma che congiunge il desiderio della madre con quello del figlio è il fantasma del bambino morto sul quale convergono, solidali, le pulsioni distruttive di entrambi. Sappiamo che il fantasma del bambino morto, che incontriamo nell'inconscio individuale, corrisponde - sul piano comunitario - al sacrificio nucleare che fonda le grandi religioni. Il padre, nel mito, interviene come salvatore: la vittima espiatoria ·è sostituita da quella rituale. Ciò che si può chiamare lo « scarto sacrificale » 42

RkJQdWJsaXNoZXIy