Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

bambino non sa chi sia, e ne ha un po' di paura. Ed ecco un clown, con l'abito bianco e nero, grandi bot­ toni rossi, i capelli fitti fitti e biondissimi. Il bambino batte le mani. E ora un apache, camicia nera di seta, pantaloni neri, cintura verde al fianco, cappello piatto, scarpe di coppale. Chi sarà mai? Da dove verrà? Un ferroviere: divisa, baffoni, basette. Quanta gente in quel­ la piccola casa, e c:;ome strana! Adesso l'attore fa vedere al bambino i suoi trucchi: le creme, i posticci, i costumi: poi rimane quello di prima, piccolo, bruno, coi baffi. Anzi è sempre lui. Anche qui - come con le begonie - qualcosa non fun­ ziona. Queste persone diverse sono sempre la stessa. Più che confuso il bambino è deluso. Questo cimena non deve essere poi così misterioso. Perché piove, nonno? Il bambino è un po' cresciuto. Sa già leggere i nu­ meri e gli hanno fatto notare che sul calendario c'è scritto 1923 e che lui ha cinque anni. Ora è dai nonni, in una città più grande, e da qualche giorno aspetta che lo portino, finalmente, al «cinema»: ora sa che si dice così, anzi, addirittura, « cinematofano». Vede una grande sala, un grande lenzuolo bianco su una parete, un signore che suona il piano, come il non­ no, e tanta gente seduta che aspetta. Fa molte doman­ de, il bambino, è curioso. Vuole sapere tutto, ma gli dicono che sta per cominciare, che adesso vedrà. 1La luce si spegne, appaiono prima delle lettere, ma scompaiono troppo presto, prima che possa compitarle. Poi c'è la fotografia di una stanza molto lussuosa, con letto a baldacchino, cuscini, una toeletta piena di boc­ cette e di spazzole, una donna con i capelli lunghissimi che si pettina. Ma nella stanza piove. Come è possi- 178

RkJQdWJsaXNoZXIy