Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

pio senso, il codice Hays generalizza il cinema come doppio senso; vietandosi l'amplesso instaura una scrit­ tura pervertita (e mostra la sua perversione implicita). L'identificazione avviene per doppia esclusione: far vedere la morte avrebbe significato precludersi ogni effetto di identificazione, strappare il fantasma narcisi­ stico al privilegio dell'immortalità; far vedere l'atto ses­ suale avrebbe significato precipitare d'un colpo in una voragine non più suturabile quell'erotismo sospeso trat­ tenuto nella scrittura che, tra continui slabbramenti e subitanee suture, costituiva la superficie vibrante della fascinazione. I grandi trasgressori allora... gli Stroheim? rovinati dai timori economici dei Kennedy? dal persistente pu­ ritanesimo nazionale? da un interdetto piu generale che investe il sesso e tutto ciò che rischia di evocarlo? Non proprio. Ciò che rovina Stroheim è la pretesa di rendere operante la perversione che agisce a livello di scrittura, la sua coerenza nel volere che la traccia e il lavoro pos­ sano di continuo ribaltarsi: scena esplicita del corpo mutilato, e per sempre luogo del perverso. Sulla rimozione del sessuale, Hollywood fonda un soggetto di perversione immaginario. Sulla rimozione della morte, un soggetto d'immortalità. 176 Per {< FICTION»: Alessandro Cappabianca Ellis Danda Michele Mancini Giuseppe Perrella Renato Tomasino

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