Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

dolamente dallo specchio, splendore del narciso interno, rimane forse la cifra oscura dell'ormai completa vi­ sibilità. 6.3. L'esibizione di sé a sé trattiene come sintomo esplicito ed eccedente la voglia di cinema tale e quale; mostrando anche come ingenuo sa11ebbe convincersi che l'umanizzazione dell'universo cinema, della sua divinità, possa cancellare il desiderio che l'aveva costn1ito. 6.4. In altri termini oggi appare chiaro come da sem­ pre solo la perversione intima, che lega il rapporto so­ ciale, sia l'oggetto che l'occhio - non ingenuo né mai sentimentale - della macchina da presa ha riflettuto e fissato. 7. Se è vero che ogni storia, portatasi abbastanza avan ti, finisce inevitabilmente ad incrociare la morte, si pw'J certo dire che il cinema hollywoodiano è cinema inter­ rotto - per eccellenza. Cinema che non ama le bio­ grafie, le vite pubbliche, le vicende ufficiali ed obbligate, e le affronta solo se èJ in grado di farvi entrare una privacy strisciante, cui poter apporre dove meglio con­ venga la parola fine senza sollevare scandalo di lesa storia. Cinema interrotto dunque. Ma dove, in quali punti? La costruzione dell'immaginario nella Hollywood clas­ sica rimuove certo la morte e l'atto sessuale con rigore uguale fin dai tempi di Griffith, senza bisogno di aspet­ tare il codice Hays. Il codice Hays solo, istituendo re� golamentazioni del discorso erotico, ne rovescia il ri­ verbero sull'intera superficie del film (se nulla di espli­ cito può essere detto dell'erotico, se la condizione del dire erotico è il suo mascheramento nel dire non-erotico, cade la possibilità di un dire che sia semplicemente non-erotico: ed erotico diventa tutto). Proibendo il dop- 175

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